I Fall in Love Too Easily è uno dei pochi album in cui il trombettista Chet Baker è anche cantante. Egli non fu solo un jazzista assai cool, occasionalmente fu un cantante cult dal timbro spezzato, doloroso, morbido, sentimentale, malinconico, vittima di storie tragiche e maledette legate alla dipendenza. Il musicista non ha conosciuto l’umiliazione fisica e psicologica del linciaggio razziale, ma agli occhi di C. Parker, che nel 1952 lo volle per una serie di concerti nella West Coast, doveva sembrare un “bianco per caso”, prima che si unisse al quartetto di G. Mulligan, diventasse un sex symbol e iniziasse un’ impari partita a scacchi con l’eroina che dell’angelo caduto fece un perdente meraviglioso e spaventoso.
I discografici non lo incoraggiavano a cantare, aveva una voce decisamente poco virile rispetto al ruggito di L. Armstrong o al baritono J.Hartman, gli uomini non mettevano in piazza le proprie fragilità all’epoca. Per Chet il canto era un’esperienza intima e liberatoria, un modo di raccontare a parole il lato oscuro dove turpitudine e innocenza si accapigliano per produrre bellezza, ma anche desiderio di insinuarsi e sondare le profondità dove la tromba faticava ad arrivare.
- Alessandro Cora – Voce
- Diego Vasserot – Tromba
- Gilbero Bonetto – Piano
- Edorado Luparello – Batteria
- Francesco Bertone – Contrabasso
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria
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